Scusaci Greta.

Uno dei motivi per cui spesso mi vergogno di essere italiano è raffigurato in questa foto. Fra i paesi civili che sono abituato a frequentare o che ho visitato in passato, non ce n’è uno che annoveri nella rassegna stampa nazionale quotidiani come Libero, il Giornale (e, più di recente, la Verità, di cui non si sentiva la mancanza). Già definirli come giornali è un insulto a tutti i giornali veri e a quei giornalisti che fanno il proprio mestiere meglio che possono e che non se ne stanno certo lì a obbedire a degli ordini. Parlo di quei giornali e di quei giornalisti che hanno come unico punto di riferimento la libertà di stampa e di informazione. Di quei giornali e giornalisti che sanno quale sia il confine fra critica e insulto. Provo uno schifo profondo davanti alla prima pagina di Libero del 18 aprile 2019 (e infatti, lo schifo sopra alla testata l’ho aggiunto io e mi sembra il minimo da fare). Mi chiedo come si possa continuare a tollerare questo tipo di “giornalismo” che con il vero giornalismo non ha proprio nulla a che vedere. Guardando la prima pagina di Libero del 18 aprile 2019, mi chiedo anche a che cosa servano l’ordine dei giornalisti e il sindacato dei giornalisti, perché una prima pagina del genere offende prima di tutto uno dei mestieri più nobili, un mestiere per cui molti hanno dato la vita stessa affinché potesse esistere, affinché fosse salvaguardata la libertà di espressione. Libertà di espressione che non ha nulla a che vedere con questa becera prima pagina, né con il nome stesso del giornale in questione, che usurpa una delle parole più belle del nostro dizionario. Possibile che tutti i giornalisti di Libero (ma anche i collaboratori esterni) non abbiano nulla da ridire di fronte a questa porcheria?

Guardando la prima pagina di Libero del 18 aprile 2019, sono orgoglioso di avere sempre rifiutato ogni tipo di intervista da parte di Libero e del Giornale (e, dovesse capitare, anche della Verità). E orgogliosissimo, di conseguenza, di non aver mai scritto una sola riga su quei fogli disgustosi. Va da sé che le poche volte in cui si sono occupati dei miei libri li abbiano stroncati: sia chiaro, mi inorgoglisce anche questo.

Sì, davanti alla prima pagina di Libero del 18 aprile 2019, mi vergogno di essere connazionale di uno come Vittorio Feltri, di essere iscritto come lui all’albo dei giornalisti (sto seriamente pensando di tirarmene fuori).

Questo Libero schifo dovrebbe sparire dalle edicole italiane. Semplicemente perché in tutti gli altri paesi civili, non ci sarebbe mai arrivato, in edicola.

Scusaci, Greta.