Storie che accadono, forse

Questa foto è stata scattata ieri nella sede della casa editrice di Lille, La Contre Allée. L’ha scattata il direttore editoriale, Benoît Verhille. La Contre Allée ha pubblicato nel giugno 2016 il mio libro Venise est lagune (uscito in Itala solo in formato ebook da Feltrinelli nella collana Zoom). La foto coglie il momento della mia firma sul contratto per il prossimo lbro che pubblicherò con loro. Foto e notizia, diffusa sui social dalla mia agenzia letteraria, la Walkabout, ha messo in agitazione i miei venticinque lettori. Forse agitazione è una parola esagerata. Però, abituati alle mie lentezze, alla mia reticenza riguardo a quel che sto scrivendo, pare averli spiazzati. Il fatto è che, guardando questa foto, spiazzato lo sono anch’io. Fino a un paio di settimane fa nemmeno io avrei mai pensato che pochi giorni dopo mi sarei ritrovato a firmare un contratto per un nuovo libro. Soprattutto per un libro che a tutt’oggi, quasi non esiste. Benoît Verhille mi ha telefonato poco più di quindici giorni fa, ero in vaporetto e mi ha detto se mi interessava partecipare a Fictions d’Europe. Lì per lì ho pensato a un convegno o a qualcosa del genere, e quando si tratta di un invito in Francia, dico subito di sì. Poche parole e ho capito che non si trattava di un convegno, né di un festival letterario. Poche altre et voilà, Fictions d’Europe è in effetti una collana de La Contre Allée che conosco bene ma che lì per lì, in vaporetto, non mi è venuta in mente. Pubblica testi in un preciso formato e con un numero sempre uguale di pagine, testi che abbiano presente in maniera del tutto libera il tema Europa. Finora ha pubblicato una manciata di titoli, fra cui quelli molto belli del francese Arno Bertina, del greco Christos Chryssopoulos e del portorghese Gonçalo M. Tavares. Tu potresti essere il primo italiano, mi ha detto Benoît. E io ormai avevo detto subito sì, a quell’ipotetico convegno. Non sarei comunque tornato inidetro sulla mia risposta perché a volte fanno davvero bene le consignes, come le chiamano qui. Avere un tema, una quantità di spazio precisa, una data di consegna. E per il mio, tempi strettissimi, uscita prevista: ottobre 2017. Una sfida bellissima, per uno degli scrittori italiani più lenti di sempre. Quel giorno ho riattaccato e ho incominciato subito a cercare un’idea. A Benoît non interessava sapere a cosa stavo pensando. Lui quando sceglie un autore lo fa perché ne ha piena fiducia, e questo suo atteggiamento responsabilizza ancor più l’autore. Me, almeno. Comunque il giorno dopo gli ho mandato un sms con tre ipotesi. Lui naturalmente non ha espresso preferenze e il giorno dopo l’ho chiamato, gli ho detto che avevo deciso. Per quale delle tre? mi ha chiesto. Per la quarta, ho risposto, e si è messo a ridere. Ho incominciato subito a scrivere, anche se di questa storia avevo già molti appunti, una di quelle storie possibili da raccontare, un giorno, di quelle che metti in archivio e poi un giorno chissà. Così, ho interrotto il romanzo in cantiere da anni, e non ho più smesso di scrivere. Presto, è arrivato anche il titolo. Ciò detto, accanto al titolo, qua sopra, ho aggiunto un forse, perché il finché non vedrò la fine, il forse è doveroso, necessario.Il fallimento è sempre in agguato. Ecco, cari venticinque lettori. Questa è la lunga didiascalia alla foto che se non vi ha messo in agitazione, vi ha comunques sorpreso e incuriosito. Molti mi chiedono se il libro uscirà anche in Italia. Non lo so, tocca aggiungere un altro forse. E non solo uno, forse.