Actv e privilegi

Questo mio editoriale dedicato ai privilegi che l’azienda di trasporti veneziana offre a novemila persone è uscito sabato 27 febbraio 2016 sul Corriere del Veneto. Indirettamente, si tratta anche di una nuova, ennesima perla fucsia.

  Immaginatevi un paese intero, quasi una città che viaggia gratuitamente sui mezzi pubblici. In alcuni luoghi accade sul serio, in giro per l’Europa. Un servizio che certe amministrazioni offrono ai cittadini che pagano le tasse. In Italia è impensabile, salvo però alcune poco comprensibili eccezioni. A Venezia ci sono novemila persone che per un motivo o per l’altro, per qualche legge anacronistica degli anni trenta o per delibera della stessa azienda dei trasporti, viaggiano gratuitamente su vaporetti e autobus dell’Actv. Che tutti ne abbiano diritto? Chissà, pare di sì, ma trattandosi di Italia, dubitare è doveroso. In questo modo vanno in fumo ogni anno milioni e milioni di euro che alle traballanti casse di Actv farebbero davvero comodo. La notizia va ad aggiungersi al periodaccio che da qualche anno Actv sta attraversando. Un’impopolarità che agli occhi di noi utenti aumenta di giorno in giorno e alimentata da una lista di vicende a volte imbarazzanti: gli stipendi faraonici dei dirigenti (il direttore generale guadagna grossomodo quanto guadagnano Renzi, o Hollande o Merkel, tanto per dire), gli autobus di terraferma obsoleti, il tram che va a singhiozzo, gli obbrobriosi nuovi imbarcaderi del Lido, di Rialto e di San Marco, tutto acciaio e oltraggio allo sguardo e al paesaggio, per non parlare della famigerata tessera iMob, la cui complicatezza d’uso non ha eguali in Europa e che ora pare venga rilasciata non più nel color rosso tradizionale ma in un colore tendente al fucsia (che ci sia qualche legame con la lista civica che ha vinto le elezioni o si tratta di pura coincidenza? E che dire della campagna pubblicitaria, prevalentemente colorata di fucsia, per il rinnovo degli abbonamenti che vede come testimonial soprattutto atleti della Reyer, la società di basket di proprietà del sindaco di Venezia. Altra coincidenza?).No, non è mai piacevole scoprire che ci sono lavori privilegiati e che il tuo è sempre di serie B. Il direttore generale di Actv ha subito chiarito che ci sono delle leggi e che vanno rispettate. Però poi è facile dare la colpa a qualche legislatore del 1939 o addirittura del 1912. In tutti questi anni nessuno ha mai sentito, credo, qualche voce levarsi dalla stessa azienda per rendere nota questa assurdità tutta italiana, dove a ogni angolo c’è sempre il privilegiato di turno e tu non puoi farci nulla, perché i privilegi sono sanciti per legge, e sono sempre per gli altri che spesso, poi, nemmeno ne avrebbero bisogno. Poi, è chiaro, laddove vige l’assurdità di certe leggi anacronistiche, dovrebbe scattare il buon senso. Molte delle trentasei (36!) categorie privilegiate potrebbero dire che no, dài, non è giusto che i nostri viaggi li paghino i veneziani. Qualcuno lo ha fatto, il presidente della municipalità di Venezia, per esempio, ma si tratta di pochi casi che, chissà poi perché, non suscitano mai il desiderio di emulazione.

Venezia è in mano a una classe dirigente (politica e non solo) del tutto disinteressata all’importanza del luogo, alla sua ricchezza storica, artistica, culturale e, soprattutto, indifferente alla sua delicatezza, alla sua fragilità. Una classe dirigente dunque disinteressata alla salvaguardia di Venezia e del suo futuro ma concentrata solo sullo sfruttamento sfrenato del presente, del qui e ora, tutti impegnati a spremerla, accompagnando questa azione da un evidente egoismo che ha come didascalia invisibile quel “tanto noi non ci saremo più, perciò approfittiamone”.

Insomma, un altro episodio, quello delle tessere Actv, tra i tanti che hanno fatto ormai perdere a Venezia le sembianze di città unica, preziosa e rara. La città invisibile raccontata da Italo Calvino è diventata visibilissima, una Venezia che assomiglia sempre meno a una città europea e sempre di più a una di quelle caotiche e disordinate città di paesi lontani. Perduta, irrecuperabile.