Lidovagando (5). Morte a Venezia.
Insieme al buco di quel nuovo palazzo del cinema che non si costruirà mai (e di cui i cittadini del Lido dovrebbero chiedere i danni a qualcuno, danni civili e morali), è il simbolo di una decadenza precipitata dritta dalla finzione alla realtà. L’Hotel Des Bains, fastoso, elegante, prestigioso, fa parte della storia della letteratura e della storia del cinema. Prima Thomas Mann, nel romanzo intitolato Morte a Venezia, poi Luchino Visconti nel film omonimo, hanno piazzato l’albergo nel cuore dell’immaginario di intere generazioni di lettori e di cinefili. Due capolavori, che però hanno contribuito a perpetrare l’immagine decadente della città, anche quando decadente non lo era. Lo è invece oggi, a tutti i livelli, e dalla finzione, quella decadenza, cliché esagerato, è oggi una realtà che attanaglia Venezia a trecentosessanta gradi. E decadente, anzi cadente, è oggi il Des Bains, abbandonato, le finestre sbarrate, con dentro tonnellate di ricordi, di tracce indelebili di qualcosa che – comunque – grazie alla letteratura e al cinema, non perderemo mai.