Saper parlare, comunicare

Ieri parlavo dell’assenza, sottolineata all’estero, di una scuola in grado di formare in Italia la futura classe dirigente. Ma del resto, in un Paese che ha sempre meno laureati, che cosa possiamo pretendere. E cosa pretendere, poi, da una politica che di cultura non parla mai? Mi è stato fatto rilevare che in questi giorni sto soltanto dicendo perché non votare il candidato sindaco di Venezia del centrodestra, e non mi spendo invece, all’opposto, nell’elencare i motivi per votare Felice Casson. Semplice: per Felice Casson parla la sua storia, le sue battaglie prima contro le grandi lobbies in tribunale e poi nelle aule del Senato. Parlano i suoi libri. Chi vota per Felice Casson sa bene per chi sta votando. Mi rivolgo a quelli che hanno qualche dubbio, o a quelli che al primo turno non sono andati a votare e, lo avessero fatto, avrebbero scelto Casson. Mi rivolgo a loro, che forse non si rendono conto di chi c’è dall’altra parte. Non mi importa un fico secco di far cambiare idea a chi è convinto di votare per Brugnaro. È ormai acclarato che il Pd sta perdendo valanghe di voti proprio a sinistra, senza guadagnarne a destra. Quindi mi piacerebbe rivolgermi ai dubbiosi, a quelli – di sinistra – che si dicono stufi di dover sempre votare il meno peggio. Felice Casson non è affatto il meno peggio. E per fugare i loro dubbi, li invito a riguardarsi questo dibattito, capiranno tante cose. Una fra tutte, il cuore del comunicare, del far passare fra di noi pensieri, idee, informazioni: il linguaggio. Saper usare le parole è doveroso. Dovrebbe esserlo per tutti, ma lo è di certo per chi si candida a ricoprire incarichi istituzionali. È inaccettabile che anche questo minimo requisito non venga ritenuto indispensabile per chi si candida a sindaco. A dimostrazione, ahimè, di quanto il denaro conti in modo smisurato, dalle nostre parti, e travolga tutto: in primo luogo i pensieri, la comunicazione, le parole. Buona visione.