Grillo, e il web manipolabile
Mi ricordo quando Grillo prendeva a martellate i computer sul palco. Diceva che erano alienanti. Oggi invece, secondo lui tutto avviene là dentro. Anche le loro primarie, il massimo dellademocrazia, secondo Grillo, se fatte in rete. E invece… Questo articolo è uscito il 5 dicembre 2012 sul Corriere del Veneto.
Senza filtro. Una volta c’erano le Gitanes o le Nazionali, e ti sentivi addosso quell’aria da James Dean anche se nulla avevi a che farci, con il bel tenebroso di Hollywood. E oggi, in rete, senza filtro è anche un hashtag, che connota certe foto che fai con lo smartphone, dove è talmente facile usare i filtri, che farne senza è diventato un vanto. Eppure, i filtri sono importanti, spesso fondamentali. Nella vita, nel lavoro. O in questo momento, dove non ci fosse il filtro della misura, per questo articolo, scriverei pagine e pagine. Perciò, leggere che la scelta delle candidature alle “parlamentarie” del Movimento 5 Stelle saranno fatte on line e “senza alcun filtro”, dice Grillo, fa pensare. Intanto perché non è vero che di filtri non ce ne siano (i vari requisiti alla candidatura cos’altro sono?). Ma ce n’è un altro, di filtro, insormontabile, enorme, contraddittorio. Ed è quello che giustamente Beppe Grillo sbandiera come il più democratico: la rete. Vero. A parità di condizioni, però, lo sarebbe. In realtà, in questo Paese, allo stato attuale delle cose, non lo è. Al contrario, si tratta di una scelta elitaria, settaria quasi. Se non ho una connessione, non posso né partecipare, né scegliere. Grave no? Già perché l’Italia – Grillo lo ripete sempre, – è il Paese europeo più arretrato dal punto di vista delle connessioni. Avete mai provato a guardare un film in streaming qui, e poi farlo in Germania, o in Francia, o in Inghilterra? Vi viene da chiedere immediatamente “asilo digitale”, tanta è la differenza. Linee lente, analfabetismo digitale anche perché la rete non è materia di studio nelle scuole. Ecco allora che le parlamentarie sono destinate solo agli alfabetizzati della rete. E tutti gli altri, che sono stragrande maggioranza? Ma c’è dell’altro. La valutazione e la conseguente scelta “democratica” dei candidati verrà fatta soltanto in base a elementi virtuali. Ogni candidato ha la sua pagina online e tu lo sceglierai o meno dopo averla vagliata. Mah. Io uno che dovrà rappresentarmi in Parlamento vorrei ascoltarlo, guardarlo se possibile negli occhi, considerarne la gestualità, il tono di voce, come parla. La cosa più bella delle primarie del centrosinistra è stato andare ai seggi e vedere le facce della gente, dei volontari, degli iscritti, dei votanti. Una fragranza che credevamo smarrita. E prima, la campagna elettorale, che ha usato sì la rete, ma riscoprendo di nuovo anche il porta a porta, i candidati al mercato, in strada, e potevi ascoltarli, parlarci. Per tutti quelli che la rete non sanno usarla, ma non solo. E allora tutta questa democraticità della rete, alla fine, svanisce se non è accompagnata dalla fisicità, da quel grado zero dei rapporti che è il vis à vis. Lo sa bene Barack Obama, che utilizza al meglio la rete, certo, ma che non ha smesso di fare contemporaneamente la più classica delle campagne elettorali. Con o senza filtri, insomma, il candidato è sempre meglio guardarlo in faccia. E il più da vicino possibile, magari.