Liste civiche a Venezia
Questo mio articolo è uscito il 13 novembre 2009 sul Corriere del Veneto.
In questo periodo, a Venezia, apri il giornale, la mattina, et voilà, la notizia di una nuova lista civica che, puntuale, viene annunciata. Annunciata e minacciata, anche. Le elezioni comunali si avvicinano, appuntamento cruciale, decisivo, per la città. Solo chi segue da vicino le vicende politiche riesce a districarsi in questo giochetto di nomi che vanno di qua e di là come banderuole. Giorni fa – non poteva mancare tra la Lista Civica dei Migliori e quella di Mestre Futura, e quella di Venezia in movimento e chissà quali altre – anche il sindaco Cacciari ne ha ipotizzata una. O forse no, forse era una di quelle già presentate, o annunciate, o minacciate, boh, chi ci capisce. E, soprattutto, che cosa ci capisce il cittadino? Quella di non riconoscersi più nei partiti sembra essere diventata ormai una moda. E così, fior di professionisti, quasi tutti ex qualcosa, si mettono insieme a gruppetti ed ecco sbocciare le civiche. A guardarle fanno venire in mente dei contenitori buoni un po’ per tutto e per tutti, vetrine temporanee munite di riflettori che consentono ai partecipanti il famoso quarto d’ora di celebrità. Liste che si premurano nel definirsi – tutte più o meno – trasversali, altra moda tutta italiana per non dire di essere disposti a concedersi al miglior offerente che, in questo caso, significa colui che ha più probabilità di vincere. Del resto, si sa, destra e sinistra non esistono più, dicono. Aspettano anche loro i sondaggi, tanto per essere, appunto, à la page. Leggi i programmi (programmi: gli appunti, le note di un eventuale programma) e ciò che salta agli occhi è la nuda e cruda concretezza, quel “fare” demagogico che permea la politica italiana di quest’epoca. Del tutto estranei, alle civiche annunciate, o minacciate, o già create, i valori, gli ideali. Ops, ho usato un termine vietato: ideali. Guai a nominarli. Se lo fai sei un conservatore o – e qui ti liquidano del tutto – un comunista. Insomma, le civiche sono tutto e il contrario di tutto. Almeno in questa fase di assoluta confusione. Una confusione ingiustificabile. Prendete il centrosinistra. Alle provinciali, l’Unione (ops, ho usato un’altra parolaccia, l’Unione, che non si deve dire, e soprattutto fare, mai più) nel comune di Venezia ha vinto con largo margine. L’elettore pensa, che se tanto mi dà tanto… E invece no. Con Cacciari che si congeda dalla politica (ma non lo aveva detto uguale uguale in passato?) ma che ritenta – così sembra – il gioco riuscitogli nel 2005, quello di distruggere il centrosinistra. Ne vien fuori un poco decente tutti contro tutti, sia di qua che di là. Del resto, anche Venezia sta in Italia. No?