Scrittori veneti

Questo mio articolo è uscito giorni fa sul Corriere del Veneto.

Ogni volta, quando si cerca di fare una mappatura dello stato della narrativa italiana attuale, i critici tracciano linee nette, precise. E allora ecco la scuola (o il gruppo) milanese, quella romana e, a volte, la napoletana. Se tracciate una retta, sulla carta, ne verrà fuori una direttrice piuttosto lineare. Comoda, semplice. Troppo complicato, in effetti, provare a defilarsi un po’ più in là. Setacciare fra i libri che si scrivono un po’ più a est, qui, nel Triveneto. Qui dove, da anni, molti anni, sono attivi una quantità (e una qualità, anche) di scrittori. Ogni volta, la evidentemente complicata deviazione a nordest viene ignorata (salvo rarissime attenzioni al gruppo di scrittori bolognesi). Nulla di grave, per carità. Nonostante questo noi, autori del nordest, continuiamo a scriverne, di libri, certi di dare, ogni volta, il meglio. Consapevoli di fare, di libro in libro, dei passi in avanti. Per tutto ciò la vittoria del nostro amico Tiziano Scarpa è importante. E voglio sottolineare la parola amicizia non come vezzo ma come elemento fondante di questo gruppo. Anzi, dev’essere proprio questa, un’amicizia che non scatena polemiche, che non dona motivo di risibili scoop letterari, la causa dello scarso interesse della critica (di quel che resta della critica in Italia) nei nostri confronti. Certo, la scrittura, la vera scrittura, quella che ti fa passare la vita a inventare altre vite, che spinge la tua vicenda a costruire altre vicende, non ha bisogno di questo tipo di stimoli. L’esigenza della narrazione viene sempre da dentro, mai spinta da un fuori che ti cataloga, che ti lusinga, anche, o che ti contraddice. Nonostante l’assenza di un dibattito attorno a noi, noi scriviamo lo stesso. Qui, nessuno di noi aspetta il libro dell’altro pronto a tendere agguati, a mettere in discussione. Qui la discussione avviene prima, durante le stesure, ci si scambia i manoscritti, e i libri crescono grazie al contributo prezioso di tutti. E mentre scrittori romani e milanesi riempiono pagine di giornale sui più svariati argomenti, noi scriviamo libri. Tout simplement, perché questo è quel che conta. Poi, se i premi arrivano, ce li prendiamo con la consapevolezza di esserceli meritati, non certo cercati morbosamente. Questo è successo al nostro amico veneziano Tiziano Scarpa. Lui fa lo scrittore a trecentosessanta gradi, e il Premio Strega, lui, non l’ha mai cercato. È arrivato dopo un percorso fatto di romanzi, libri di saggistica, di poesia, testi teatrali, canzoni. Un riconoscimento indiscutibile così come è indiscutibile il lavoro fatto dai suoi amici scrittori (che non elenco perché ci vorrebbero almeno tre-quattro righe). Talmente indicutibile che, infatti, raramente viene discusso, e riconosciuto, dai media nazionali. Ma che cresce e vince i Premi Strega. Per merito, appunto, indiscutibile.