Divieti, divieti, divieti
Questo articolo è uscito sul Corriere del Veneto di giovedì scorso.
Sono sempre stato un disastro, da bambino, al gioco del campanon. Erano sempre le ragazze ad avere la meglio. Forse perché è un gioco di pazienza, con quel sasso da tirare con tutta la calma, l’armonia della naturalezza. A dire il vero, noi maschi ci vergognavamo anche, quando giocavamo a campanon, ma era un modo per alcuni
di noi, di stare un po’ con le ragazze, stufi di sfiancanti partite di pallone. Chissà perché ci sono degli adulti che sembrano avere premuto il tasto erase (cancella) della propria memoria. Una cancellazione totale, che riguarda tutti gli scaffali dell’immaginario: quello della storia, dell’appartenenza, del divertimento. Niente più emozioni, né sentimenti né, soprattutto, saggezza, buon senso. E i ricordi ? Zero. Spazio solo, oggi, a un’ottusa lucidità, allo zelo di applicare quelle leggi a volte sciocche, altre esagerate, spesso indecenti, attente a rispondere a quei sommovimenti di pancia che arrivano da cittadini vittime del business politico della paura, propagandata, esaperata, urlata in tv. Sì perché anche la venezianissima invenzione del decoro, con un assessorato ad hoc, è conseguenza dell’esplosione di divieti che sindaci e assessori sempre più confusi, a volte inadeguati, hanno creato (ordinanze creative, le chiamano, banalizzando quel nobile termine che è creativo). Oggi pare essere una patrica diffusa quella di sentirsi tutti sceriffi, tutti gendarmi, tutori di leggi che, anziché tutelarci, ci offendono. Quella dei gessetti in campo è solo l’ultima di quelle esasperazioni di una giunta (meglio: di alcuni elementi di una giunta), quella veneziana, che si è in fretta adeguata all’andazzo nazionale. Ordinanze come quella che vieta l’elemosina, quella contro gli ambulanti, e poi quelle scelte quanto meno maldestre, tipo le orrende catenelle anti panini in piazzetta San Marco, ben più indecenti, e non soltanto esteticamente, di un sano panino mangiato seduti su uno scalino. Ci fosse mai stata una sola parola, un minimo accenno di rimprovero a quei commercianti che, attorno all’area marciana e non solo, gonfiano a dismisura i loro listini prezzi. Quello mai, per caritá, ché i commercianti votano e fanno votare, mentre i turisti, loro, possono al massimo sputtanarci in giro per i nostri prezzi. Già, il voto. Manca poco ormai. E sono sempre di più quegli elettori che, rassegnati, vedono profilarsi, continuasse questa linea di intolleranza complessiva da parte di un pezzo della giunta Cacciari, un effetto Roma. Sono molti a non sentirsela più di appoggiare una giunta che sembra avere un colore diverso da quello che dice di vestire. La sinistra lasci fare la destra alla destra, dicono sostanzialmente. Ma pare proprio che gli amministratori veneziani siano convinti del contrario, che solo seguendo i fantasmi della paura e della conseguente sicurezza, solo con i divieti e l’indecoroso decoro, scimmiottando le peggiori amministrazioni di questo paese, solo in quel modo, pensano alcuni di loro, si riuscirà a mantenere la guida della città. Confusi, ingenui o lungimiranti? Di sicuro – per ora – incomprensibili, spesso inaccettabili.