Il Ponte di Calatrava

Questo articolo è uscito sabato scorso sul Corriere del Veneto.

Già dal vaporetto, appena svoltato il canale di Santa Marta, il Ponte della Costituzione ti appare in tutta la sua bellezza. Più del solito, questa mattina, perché con la gente che ci passa sopra, finalmente, fa tutto un altro effetto. Quelle silhouette illuminate dal sole sembrano sospese per aria. Dipinte da un artista, Santiago Calatrava, che ha scelto di metterci Venezia sullo sfondo. Poco dopo, attraversarlo, provoca una certa emozione, e non soltanto a me. Sono in tanti che, appena messo piede sugli scalini del nuovo ponte, prendono il cellulare e telefonano. Ciascuno parla con chissà chi per dirgli che è lì, sopra al Ponte di Calatrava, finalmente. “E com’è”, deduci sia la domanda ricorrente, dall’altra parte. Bellissimo, rispondono tutti. Forse sono solo gli estimatori, a telefonare, fatto sta che è così. E lo è per il semplice motivo che lì, sopra il ponte, la bellezza di quest’opera la “senti”. Un sentimento di bellezza ampia, di largo respiro, dal colpo d’occhio fatale. Potranno continuare a contestare ogni cavillo (i demagoghi lo trovano sempre un cavillo cui aggrapparsi: qual è l’opera in questo paese che non ha subito ritardi e aumenti dei costi strada facendo?), ma ora il ponte c’è, è bellissimo e, soprattutto, ci si sta bene sopra. Per via della vista inedita che offre, per quel vetro sotto ai piedi e ai lati, una visuale inaudita prima d’ora, sopra al Canal Grande, per la larghezza, e per quel dondolio che, quando ti fermi alla sommità, ti sorprende e ti fa sentire come su una barca sospesa per aria. Certo, a qualcuno quel dondolio può fare un po’ impressione. Certo, forse ogni tanto si perde il passo, quando lo scalino si allunga rispetto al precedente. Certo, i corrimano in ottone sono incandescenti, sotto il solleone e già bersagliati da piccioni scacazzanti. Però è bellissimo, il Ponte della Costituzione. Sui parapetti la gente si fa le foto, e non sono tutti turisti. Uno passa e dice di non capire come si possa contestare un’opera del genere. Ed è una persona qualunque, non uno dei tanti architetti in visita alla Biennale e venuti fin qui per ammirare l’opera di un maestro. Mi fermo a scrivere sulla sommità. La riva opposta, Fondamenta de la Crosa, è deserta. Voglio vedere quanti, da oggi in poi, continueranno ad andare di là, potendo finalmente evitare l’impennata sfiancante del Ponte degli Scalzi. Solo i vari e poco veri contestatori dovrebbero, per coerenza, andare di là, ma non lo faranno neanche loro. Percorso per intero il ponte, sceso giù, è il portico del palazzo dell’ex dopolavoro ferroviario a darti un altro colpo d’occhio inatteso. Con le larghe colonne a fare da cornice, è il Canal Grande a essere inquadrato in questo display naturale, architettonico. E la luce, là sotto, compie un’altra delle sue magie. Tutti fanno clic, chi con le macchine fotografiche, chi con i telefonini.
Sotto al ponte, in riva, ci sono dei bambini che fanno lo scivolo sul liscio marmo a discesa. Chissà se è vietato pure quello, come gettare le cicche di sigaretta, che però sono già a decine lungo gli scalini del ponte. Da sotto, la lisca di pesce, rossa, fa filtrare dai vetri del camminamento la luce del sole attutita però dalla struttura metallica. Anche in questo caso me ne resto lì, ad ammirare un punto di vista del tutto nuovo, disponibile da oggi nella mia città.
Venite a vederlo, il Ponte di Calatrava che poi si chiama della Costituzione. Soltanto là sopra capirete dove risiede tutta la sua bellezza, vi renderete conto di trovarvi sopra all’unica opera, da qualche secolo a questa parte, davvero epocale di Venezia, e sentirete di essere in un luogo che non sarà mai più come prima. Vi sentirete parte integrante di quel cambiamento, parte integrante di questo nuovo paesaggio.