Sindaci sceriffi? Evviva gli indiani
Questo articolo esce oggi su il Venezia.
Da piccoli giocavamo allo sceriffo e agli indiani. Io stavo con gli indiani, non sopportavo i gradassi tipo John Wayne, ma ero l’unico. Si sceglie – quasi – sempre il più forte, da piccoli. Il più forte è più facile da interpretare, da leggere, da emulare. È consolatorio, il più forte, e arriva dritto all’immaginario. Meno, molto meno, al cuore. E poi vince sempre, vuoi mettere. Quelli che stavano con lo sceriffo (e si vestivano da sceriffo, con la pistola e la stella, e parlavano, anche, da sceriffo), dovevano vincere per statuto, e tu, indiano, zitto, sparring partner e perdente, per statuto, ovviamente. Poi, gli sceriffi, non facevano che lamentarsi del fatto che qui, da noi, non c’erano. Quelli avevano la legge in mano. Sei lo sceriffo e decidi tu cosa fare nel bene e (soprattutto) nel male di colui che hai fra le mani. Non ci sono, da noi, gli sceriffi veri, si lamentavano gli sceriffi finti. E meno male, pensavo io, che di vedermi di fronte quel gigante antipatico di John Wayne, proprio no. Chissà come la pensano, adesso, gli sceriffi finti di una volta. Chissà se sono contenti di averli anche qui, finalmente, gli sceriffi veri. O sedicenti, sceriffi. Qui, nel profondo nordest, che nulla ha a che vedere con il Far West. O forse, sì, invece, stiamo diventando proprio il Far West, da queste parti. Certo, con John Wayne hanno poco a che vedere, i vari sindaci di Cittadella, di Montegrotto. Magari a recitare ci provano. Fanno gli sceriffi, senza stella al petto e la colt, quella sì, magari gli piacerebbe averla infilata nel cinturone. Hanno come maestro il proto sindaco, come egli stesso si definisce, di Treviso. “Il sceriffo”, perché la lingua, per questi neo guardiani della (loro) legalità, è un mistero assoluto. Niente gilet e stivali. Li guardi e sembrano – quelli di Cittadella e di Montegrotto – dei fighetti appena usciti da un rotocalco da quattro soldi. E parlano per slogan, perché oggi, se vuoi fare il sindaco, basta urlare ai quattro venti “padroni a casa nostra”, “la casa prima ai nostri e poi agli altri”, a emulare proprio quell’arrivano i nostri dei film western. Arrivano loro, e risolvono tutto. Perché sono gli sceriffi e sanno cosa è giusto o sbagliato. Sanno chi ha torto e chi ha ragione. Sono i nuovi amministratori, giovani, rampanti e… E io continuo a stare dalla parte degli indiani, come sempre.