Storie allo Strega
Oggi Tiziano Scarpa ha presentato la candidatura di Storie che accadono (People, 2022) al Premio Strega 2023, da lui vinto nel 2009 con il romanzo Stabat mater (Einaudi, 2008). Lo ringrazio per avere creduto in questo libro, al punto da volerlo presentare al premio letterario italiano più importante e prestigioso. Devo ringraziare anche Pippo Civati e tutto lo staff di People, una giovane casa editrice che merita tutta l’attenzione possibile, il mio editore francese Benoît Verhille de La Contre Allée, dove nel 2017 uscì la prima versione di Ces histoires qui arrivent. Grazie poi a Fiammetta Biancatelli di Walkabout, la mia agente. E infine, un abbraccio a Maria José de Lancastre Tabucchi, Teresa e Michele Tabucchi. Qui sotto, il testo che Tiziano Scarpa ha scritto come motivazione alla candidatura.

Storie che accadono racconta un viaggio in tram attraverso Lisbona. Il protagonista, che coincide con l’autore, è salito sul numero 28, un tram storico della capitale portoghese. Insieme alla sua compagna, Tirsa, ha appena visitato per la prima volta la tomba di Antonio Tabucchi, al Cemitério dos Prazeres, il “Cimitero dei Piaceri”. Così il filo del racconto mette insieme le rievocazioni della lunga frequentazione fra Tabucchi e Ferrucci, sin da quando quest’ultimo era uno studente, quasi quarant’anni fa, alle prese con una tesi di laurea proprio su di lui. Questo memoir diventa una specie di monumento funebre molto vitale, il ritratto di un grande scrittore, in pubblico e dietro le quinte, ma anche uno studio su che cos’è la riconoscenza e le sue ambivalenze.
Lo propongo al Comitato Direttivo come candidato al Premio Strega per vari motivi. Il primo è un valore che definirei esistenziale: la lezione che ci danno i maestri – con i loro libri, con le loro scelte pubbliche; e con il sostegno ravvicinato, con gli esempi involontari, in circostanze spicciole – e il modo di portare tali maestri con noi nella memoria. E poi, già, la memoria: quella che conta, che agisce, che ci serve, è quella che si mescola alla vita; una memoria puntiforme, portatile; il ricordo di un episodio spunta quando meno te lo aspetti, e questo libro lo mostra molto bene. Infine, c’è la qualità della scrittura: la sintassi di Ferrucci è personalissima, direi unica, perché riesce ad aprire una finestra sulla mente dell’autore, ma al tempo stesso si preoccupa sempre di risultare chiara al lettore. Articolata e comunicativa, raffinata e confidenziale, procede per addizione di piccoli incisi, di sprofondamenti, colpi di pollice sull’argilla delle parole: una virgola, una ripetizione chiarificante, una precisazione, per non lasciare mai solo chi legge.