2020

Inizio a scrivere queste righe alle 22.22 del 31 dicembre 2020. L’ultima ora è un po’ di minuti dell’anno più maledetto di sempre. E il più insultato, anche (pure il presidente della regione Veneto lo ha fatto, ieri, in conferenza stampa). Non c’è persona al mondo, credo, che non abbia pronunciato la sua maledizione all’anno che sta finendo. L’ho fatto anch’io, certo, ma ogni volta pentendomene subito, consapevole si tratti di un superficiale esorcismo, e consapevole che nulla cambierà né domani né nei prossimi mesi, così che anche il 2021 avrà alla fine la sua dose di improperi. Sento maledire il 2020 e ogni volta penso a ciò che in marzo, su La Lettura, ha scritto Sandro Veronesi: «A cosa serviamo, ormai, noi uomini sul pianeta Terra? Perché dovremmo continuare a vivere, noi, dopo che la Madre Terra si è sbarazzata di altre migliaia di specie inutili o dannose, inclusi i dinosauri che sembravano i padroni del mondo? Non aiutiamo nessun processo naturale a compiersi, bensì ci industriamo a piegarlo ai nostri fabbisogni. Non contribuiamo in alcun modo al mantenimento di alcun equilibrio, ma sbilanciamo ogni giorno poderosamente le forze in campo per trarne il massimo profitto. Sappiamo tutti benissimo che la maggioranza delle cose che facciamo in capo a una giornata è nociva o tossica per il pianeta che ci ospita, ma continuiamo a farle. Abbiamo perfino generato il bisogno di farle, cioè le facciamo per non crollare, per non morire. Danneggiamo in qualunque modo l’oggetto che ci ospita e non riusciamo nemmeno a concepire di smettere di farlo. E chi, in natura, si comporta così? Qual è l’unica forma di vita che danneggia l’organismo che lo ospita fino a distruggerlo? Il virus. Noi siamo diventati un dannato virus, per il nostro pianeta, e il nostro pianeta cerca di difendersi». Ripenso a queste parole, che non lasciano scampo, che non concedono alibi e che invece rovesciano tutto, ci mostrano il dietro le quinte di tutte le ciance che sentiamo da mesi, cancellano l’idiozia del “Chinese virus” di un presidente degli Stati Uniti fortunatamente diventato ex. Macché 2020, allora. Vero è che bisogna avere molto coraggio nel rivelare al mondo questa ingombrante ipotesi (se non piuttosto una vera e propria verità). Normale avere dei dubbi, dopo avere fatto questa sconcertante dichiarazione. Dichiarazione che ci mette di fronte alle nostre responsabilità e che la stragrande maggioranza di noi, rifiuta. Del resto, a chi mai può far piacere di sentirsi dare del virus? All’inizio nemmeno a Sandro Veronesi, che dopo aver pronunciato quelle parole, in un’intervista, si è posto il problema se essere o meno d’accordo con se stesso. Ma alla fine: «Sì, sono d’accordo con quello che ho detto. Io sono un virus. Mangiare la carne o il pesce mi piace. Non mi è necessario, ma mi piace. Mi piace andare in macchina e in aereo, mi piace fare tutte le docce che mi pare usando la quantità d’acqua e di sapone che mi pare, mi piace avere il frigorifero pieno, mi piace sbarazzarmi il prima possibile dei rifiuti che produco, ficcarli dentro un cassonetto e disinteressarmi della fine che fanno. E mi piace riprodurmi, anche parecchio, almeno io, dato che ho generato cinque figli. Sono un virus. La natura sta cercando di sbarazzarsi di me, tirando alla cieca nel mucchio, uccidendo ogni giorno migliaia di miei simili, in tutto e per tutto uguali a me, ugualmente pericolosi e incoercibili, ma non ci riuscirà perché io sono – noi siamo – un virus potentissimo».

Sì, sono d’accordo pure io con Sandro Veronesi. È difficile anche solo pensarlo, di essere noi il virus. E invece. Provateci, magari continuando – sì – a maledire il 2020, tanto, se dovesse aver ragione Sandro Veronesi, nel 2021 non cambierà niente di niente. A meno di non prendere atto di questa insopportabile verità e iniziare finalmente a mettere a posto le cose. Allora sì che il nuovo anno potrebbe essere sul serio un buon anno.

Buon 2021 a tutti, anyway.