Hanno ucciso John Lennon
Era di martedì, quel 9 dicembre 1980. Ed era metà pomeriggio. Avevo finito il mio turno come aiuto portiere in un albergo di lusso di Venezia dove lavoravo, in nero, dalla maturità. Mi ero però già iscritto all’università, Lingue (che abbandonai al terzo anno per Lettere), volevo evitare di fare la fine di tanti veneziani della mia generazione: diventare spillatore di quattrini col turismo (non tutti e non tutti spillatori, per carità, ma la prima cosa che mi avevano insegnato era di arrotondare sempre e abbondantemente per eccesso il prezzo delle telefonate esterne che all’epoca passavano per forza dal centralino, e io facevo però anche il contrario: quando mi era chiaro che qualcuno fra gli ospiti aveva rotto la musina per permettersi qualche giorno in un cinque stelle veneziano, prendevo decisioni alternative. Insomma, a modo mio toglievo ai ricchi per dare ai poveri, anche se il più povero e sottopagato ero io). Il 9 dicembre 1980 devo essere uscito dalla porta di servizio dell’hotel fra le quattordici e le quindici, e mi pare di ricordare di avere fatto la strada a piedi, associo a quel pomeriggio uggioso – come oggi, quarant’anni dopo – un mio passaggio da Campo Santa Maria Formosa. Sono arrivato a Piazzale Roma passando accanto ai Giardini Papadopoli. Ai piedi dell’omonimo ponte c’era, e c’è ancora, un’edicola, e c’erano, e non ci sono più, i quotidiani del pomeriggio che le cinque edicole là intorno avevano l’abitudine di appendere con delle mollette alle tende che proteggevano il chiosco (oggi i chioschi hanno strutture diverse, non si appendono più i giornali peraltro ormai sepolti sotto mucchi di souvenir di ogni genere). Sceso dal ponte ho visto le prime pagine del Corriere d’Informazione, La Notte e Stampa Sera. Assassinato John Lennon.
Per pochi secondi ho sperato che fosse opera de Il Male, il settimanale satirico che in quegli anni riproduceva le prima pagine dei maggiori quotidiani nazionali con titoli e notizie improbabili, tipo che Ugo Tognazzi era il capo delle BR. Sì, perché per me, e per il mondo intero, immagino, era ben più che improbabile che esistesse qualcuno che potesse voler uccidere John Lennon, nemmeno il peggior criminale, il folle più folle. Ma durò pochi secondi. Poi l’angoscia, lo sgomento. Era successo quasi ventiquattr’ore prima ed è inutile isottolineare che nel 1980 le notizie non correvano come oggi, non avevamo i computer, la Cnn era nata da poche settimane, e il telefono portatile si vedeva solo nei film tipo 007. Secoli fa, insomma. La notizia mi raggiunse lì, ai piedi del Ponte Papadoli. E mi pietrificò. Comprai Stampa Sera e andai a leggerlo in una panchina là dietro. Su quella panchina, mentre John Lennon dentro di me cantava Imagine, piansi a dirotto.