Il libro e il mitra
Oggi è la giornata mondiale del libro. In un’epoca dove si legge sempre di meno e in un paese dove i libri e i loro autori sono considerati inutili se non dannosi e da evitare (con un ministro, quello degli interni, che li prende quasi quotidianamente come bersaglio, irridendoli e insultandoli), questa giornata – di pioggia, va da sé – assume contorni ancora più importanti e, al contempo, inquietanti. Contorni che ho provato ad abbozzare, i contorni di alcuni libri per me importanti, presi quasi a caso dagli scaffali di casa, libri che hanno segnato un percorso, che mi hanno spinto verso la scrittura. Ne mancano tantissimi. Mentre tracciavo i loro contorni mi chiedevo dove fossero i libri di Peter Handke, di Emmanuel Carrère, di Samuel Beckett, di Ernest Hemingway, di Javier Marías, e i classici, da Dante in poi. Contorni infiniti, migliaia di storie, milioni di parole. Bastano questi, fra i quali c’è anche il primo, il più incongruo ma fondamentale di tutti.
Le giornate celebrative mi sono sempre sembrate delle trovate un po’ inutili, a volte sciocche. Ma quella di oggi, la giornata del libro, oggetto inestimabile ma sempre più ignorato e vilipeso, credo sia molto importante. Perché i politici che imbracciano i mitra e odiano i libri passeranno, lasciando magari tracce indelebili, ahimè, sì, come alcuni loro infami predecessori, ma saranno comunque tracce putride e inutili per la crescita delle generazioni future. I libri invece resteranno, immarcescibili e determinanti, perché tra la foto di un ministro con un mitra in mano e quella di qualcuno con un libro, inutile dire quale sia la più evocativa e preziosa. Buone letture.