Lettera (inutile) alla Sardegna
Mi è venuta così, di getto, questa sorta di lettera ai miei amici sardi, questa mattina. Non so a cosa potrà servire, ma ormai l’ho scritta.
Noi non abbiamo fatto come i tedeschi che, con coraggio, hanno scelto di fare i conti con il proprio passato, con la propria storia. Loro il nazismo lo hanno analizzato, studiato, approfondito, hanno cercato di riconoscerne le cause e alla fine lo hanno sepolto in territori che fossero lontani, inaccessibili all’ignoranza, alla violenza, alla stupidità umana, che sono comunque sempre in agguato. Hanno cercato, attraverso un processo di conoscenza, di analisi e, soprattutto, di vergogna nazionale, di evitarne l’emulazione, la reiterazione da parte degli stupidi, delle bestie che nostro malgrado, ci camminano a fianco, pronte ad accendersi al primo segnale. Hanno cementato la democrazia, i tedeschi, e hanno messo in vetrina, visibili al mondo, le proprie colpe, le atrocità commesse, e non smettono mai, ogni giorno, di chiedere scusa. Hanno lavorato fin da subito sulla memoria, e non sull’oblio.
Noi il fascismo lo abbiamo nascosto sotto il tappeto. Abbiamo, come al solito, fatto finta di nulla, finto di dimenticare, abbiamo parlato d’altro, come se niente fosse, perché noi italiani siamo ipocriti, codardi, paurosi. Non siamo in grado, per pochezza intellettuale e morale, di chiedere scusa, di assumerci le nostre responsabilità, troviamo sempre uno più debole di noi da accusare al posto nostro e che, se italiano, troverà a sua volta qualcuno ancora più fragile di lui cui ritorcere le proprie responsabilità. Ecco, bastava poco, dalle nostre parti. Bastava una bestia che sollevasse quel tappeto, per ritirare fuori il peggio di noi italiani, che del fascismo e perciò della violenza istituzionale e popolare siamo gli inventori. Oggi, se voglio scaricare le mie colpe e le mie frustrazioni su un bambino di origine africana o su un ragazzino Rom, se voglio lasciar morire in mare centinaia di esseri umani, so che posso farlo perché avrò la bestia garante dell’ordine a difendermi, a giustificare il mio gesto, a trasformarlo in propaganda, a spingere altri a emularmi, in una catena bestiale di disumanità, di crudeltà, di violenza che la bestia travestita da garante dell’ordine sintetizzerà in una sola parola, edulcorando la catena, ripulendola dal sangue e dal dolore: sicurezza. Dobbiamo fare ciò, ripete incessante la bestia, per la sicurezza degli italiani.
Ma se fascismo e nazismo mettevano in atto le loro crudeltà per sete di potere, – politico, economico, geografico – la bestia garante dell’ordine, perché lo fa? C’è da inorridire nel darsi una risposta. C’è da mettersi le mani in faccia e urlare a squarciagola per l’assurdità di quello che sto per scrivere: lo fa per i like. Lo fa per avere più like possibile sotto alla sua bestialità propagandata più volte al giorno con i post sui social media. Like che poi si trasformeranno in voti alle elezioni. Tutto qui. Nessuna invasione della Polonia o, meglio, di Libia, Somalia o Etiopia, nessun Armiamoci e partiamo. Macché: un like. Semino odio per un pollice all’insù. Semino odio perché in Italia, dove quell’odio stava nascosto sotto il tappeto, è il mezzo più facile ed efficace di raccogliere un consenso immediato, facile. Like.
Ecco un motivo, credo decisivo, cari amici sardi, per mobilitarsi in massa domani per fare fronte con il vostro voto alla bestialità che imperversa in Italia in questi ultimi mesi. Fatelo, a nome di tutti coloro che la bestia della Storia la conoscono, la sanno riconoscere e vogliono contrastarla. In nome dell’umanità.