Ciao Barack

È iniziato il buio, come nel disegno qui accanto, dell’artista argentino Gustavo Viselner, che rappresenta come meglio non si può questo momento di passaggio. Donald Trump ha giurato sulla Bibbia di Lincoln (!) ed è diventato ufficialmente Presidente degli Stati Uniti. Il passaggio da Barack Obama a Donald Trump temo occuperà molte pagine nei futuri libri di storia. Gli studiosi faticheranno non poco a spiegare alle future generazioni cosa è successo e perché. Ne ho lette finora centinaia di interpretazioni, di analisi, ma non ce n’è una che dia senso a quanto accaduto. Nessuna. Per quel che mi riguarda, passare da Obama a Trump è un segno di non ritorno, un ‘involuzione che sembra non lasciare scampo, la fine di ogni speranza. E così ora gli USA hanno per la prima volta come presidente un tizio xenofobo, omofobo, misogino, uno visibilmente non in sé, dall’ignoranza sterminata, uno da cui ogni essere umano sensato si terrebbe ben bene alla larga. Ma questa è un’epoca in cui la sensatezza è uno dei pregi meno ambiti, dove i valori sono solo quelli che aumentano il tuo conto in banca e non certo il tuo spirito. Noi qui a Venezia lo sappiamo bene, dato che, esagerando un po’, siamo stati addirittura un esempio per gli USA. Noi il nostro Donald Trump ce lo siamo scelti come sindaco un anno e mezzo prima, uno magari un po’ meno omofobo (ma solo un po’), un po’ meno misogino, ma imprenditore anch’egli, dall’ignoranza sterminata anch’egli e che a Trump si paragona con orgoglio. Fossero gli Stati Uniti un paese qualunque, tipo l’Italia per intenderci, un paese di scarso peso internazionale, ci sarebbe da mettersi seduti comodi e assistere a uno spettacolino di bassa lega per i prossimi quattro anni, vale a dire quel che hanno fatto all’estero guardando l’Italia di Berlusconi: ridere di noi. Ma gli Stati Uniti non sono l’Italia, e oggi quel tizio dai capelli arancioni, che l’altro giorno, nella solennità dell’investitura alzava il pollice come un bulletto di periferia, oggi quel tizio ha in mano i destini dell’intero pianeta (e mentre scrivo queste parole, un brivido mi attraversa la schiena, sul serio). Non ho alcuna idea di cosa potremmo fare noi, ciascuno di noi, cittadini del mondo, per invertire questa deriva. Intanto però, forse, cominciare a guardare questo tipo di persone come si deve, vale a dire con disgusto e sconcerto, e farlo prima di tutto qui da noi, dove uno come Salvini va a fare lo sciacallo in Abruzzo, si fionda a far risuonare i suoi squallidi passi sulla neve che copre ancora degli esseri umani. Trump, Salvini, Le Pen, e anche Grillo: i populisti da quattro soldi che parlano agli intestini della gente, non certo ai cuori o ai cervelli. Gente che merita solo disgusto e che invece riscuote consensi. Cosa c’è che non va nelle nostre anime, nelle nostre menti? Perché sia chiaro, non c’è nessun motivo al mondo, nessuna discutibile Clinton, nessun incapace Hollande, nessun inguardabile Partito Democratico (italiano), che possa giustificare di rivolgersi a questi quattro (non includo il quinto, Putin, per il semplice motivo che lui non ha bisogno del consenso popolare, lì si sa come, o meglio, non si sa come vanno davvero le elezioni). Ammesso e non concesso che questi disgustosi populisti consentano la sopravvivenza del pianeta, sarà opportuno che coloro ancora in grado di una dignitosa dose di sensatezza, si diano da fare. Facciano tutto il possibile per invertire una deriva che sembra ineluttabile e definitiva. Questa sorta di suicidio collettivo dei valori, delle idee, dei pensieri. Su, forza, diamoci da fare. Ma sul serio.