Libération della Rentrée

La Une, la prima pagina del quotidiano Libération di ieri, 23 agosto. La foto è dello scrittore Jean-Philippe Toussaint, e le due lettrici che leggono sospese in aria sono sua moglie Madeleine e sua figlia Anna. Mi domandavo poi quando mai in Italia succederà di vedere un quotidiano dedicare l’intera sua prima pagina alla Rentrée littéraire. Ah già, ma noi nemmeno ce l’abbiamo la Rentrée littéraire.

Che cos’è la Rentrée?
In Francia, a fine agosto, tutto è rentrée. Scolastica, lavorativa, politica. Si ricomincia, insomma. Nei media si riparte invece con grande attenzione soprattutto verso quella letteraria (ma c’è anche quella teatrale, cinematografica, musicale). Nel giro di pochi giorni le librerie sono invase da centinaia di nuovi romanzi. Non è certo il modo migliore, visto che la gran parte di essi passerà inosservata. Ma è alla rentrée che tutti gli editori dedicano le loro uscite di punta, e l’atmosfera è davvero eccitante. Seguita da tantissimi (non a caso con c’è giornale, trasmissione televisiva o radiofonica che non ne parli). Ogni autore spera di essere pubblicato alla rentrée (per esempio, io qui in Francia sono stato pubblicato in aprile e novembre, anche se per gli autori stranieri è diverso). La particolarità, e la grande differenza con l’Italia, è che i libri della rentrée sono pronti già a giugno. Il libro del mio amico Patrick Deville, Peste & choléra (uno dei probabili vincitori del Goncourt), pubblicato da Seuil nella collana Fiction & cie, mi è arrivato a metà giugno. In questo modo i critici e i giurati dei premi – anche questi tutti concentrati in autunno – hanno modo di leggere durante l’estate i libri che gli interessano. Le interviste sono fatte fra giugno e luglio e per la rentrée tutto è pronto. Nel giro di pochi giorni  – questi giorni – i giornali usciranno con recensioni e interviste. Dedicheranno inserti e approfondimenti, stabiliranno in base ai gusti e ai giudizi dei propri critici, i candidati ai vari premi, in particolare i due più importanti, Médicis e Goncourt. Il primo potrebbe equivalere al nostro Campiello, il secondo allo Strega. Moltiplicateli però per dieci. Sono premi che davvero ti cambiano la vita. Consacrazioni indiscutibili. E sono attribuiti senza tanti strombazzamenti o feste mondane. Una giuria di esperti, ristretta, che sceglie, per il Goncourt, fra quattro candidati. Riunione in un ristorante di Parigi e presidente che a mezzogiorno esce dalla sala e comunica a radio e televisioni, collegate in diretta, il nome del vincitore. Arrivederci e grazie. Senza “amici della domenica” e giurie popolari varie. Poi, vincono più o meno sempre gli stessi editori. Ma almeno conosci per nome e cognome chi ha fatto la scelta, senza trucchi e finti anonimati.
Insomma, ecco quello che a grandi linee sta succedendo in questi giorni qui in Francia.