L’isola degli operai
Questo mio articolo è uscito il 7 aprile 2011 sul Corriere del Veneto.
Quando l’autobus (qualunque autobus, di ogni linea) imbocca il Ponte della Libertà, lo sguardo di chi sta a bordo si orienta inevitabile verso la laguna. Che sia il lato di Porto Marghera, dove la sera puoi godere di tramonti tanto incongrui – i fumi, le fabbriche – quanto struggenti – la laguna, il cielo, il sole – o che sia il lato verso punta San Giuliano, Campalto, l’aeroporto, poco importa. E da un paio di giorni, chi guarda verso quest’ultima direzione, guarderà meno distrattamente quell’isoletta che da sempre è un punto di riferimento dei pendolari che vanno su e giù da e per Venezia. C’è una tenda, adesso, sull’isola di San Secondo. Che poi, chiamata in questo modo, può far strabuzzare gli occhi a più di qualcuno. Ma che isola è? Non la conoscevo, mai sentita. Infatti è nota come l’isola delle Pantegane. C’è una tendina verde, oggi, piantata sulla piccola striscia di terra in mezzo alla laguna accanto al ponte. A rotazione, ci dormiranno alcuni operai cassintegrati della Vinyls. Sono scesi dal presidio a 150 metri d’altezza, invisibili a tutti, e hanno scelto la passerella ben più popolare e popolata del Ponte della Libertà. Come dei naufraghi. Naufraghi dal proprio lavoro, sempre più in bilico, sempre più a rischio. Dei naufraghi molto più nobili e autentici di quelli che gran arte degli italiani ammirano ogni sera alla tv. Quest’isoletta, nulla ha a che vedere, con la famigerata Isola dei Famosi, anche se saranno in tanti ad accostarle, a paragonarle. Lo faccio subito, dicendo che se quello è un reality che nulla ha a che vedere con la realtà, questo è invece vita vera, autentica. Realtà pura, quella in atto ormai da troppo tempo nel nostro paese. L’isola degli Operai oggi ha mille volte più senso della volgare isola dei Famosi, costruita proprio per obnubilarla il più possibile, la realtà. Un contrasto talmente stridente da essere quasi insopportabile. Tanto è poetica l’una, nel suo portare a una visibilità necessaria un problema che riguarda le vite, le esistenze di migliaia di persone, tanto è prosaica quell’altra, nell’ostentare bellezze fittizie, carriere improbabili, denaro facile. Gli operai della Vinyls di Venezia hanno scelto di viverlo fino in fondo il naufragio che gli stanno imponendo, che non meritano e che cercano di evitare. E lo fanno elevando a simbolo un’isoletta abbandonata e selvaggia, dal nome che la dice lunga. Da oggi l’isola della Pantengane sarà per tutti qualcosa di diverso. Sarà la zona privilegiata dei diritti, sarà il luogo della protesta seria e civile. E servirà per farci capire fino a quanto e a quando queste forme creative di rivendicazione hanno alla fine una loro utilità. Fino a quanto e a quando sapremo e riusciremo a incanalare la rabbia dentro le forme della protesta civile. Sperando che l’isola degli Operai diventi il simbolo dei diritti ottenuti e salvaguardati, e che non sia necessario, alla fine, trasformarsi ancora, da naufraghi del lavoro, a corsari del proprio mestiere, obbligati a partire, a solcare oscuri mari alla ricerca di qualcosa che nessuno avrebbe mai dovuto strapparci. Il lavoro, i diritti, la dignità.
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