La bellezza politica
Ho scritto questo testo ieri, per il Corriere del Veneto, quando sembrava che nelle liste per le elezioni europee sarebbero state inserite le cosiddette “veline”. Le quote rosa della destra. L’ideale di donna che pervade oggi chi ci governa e i suoi elettori. Poi, quello che ormai tutti chiamano l’effetto Veronica ha per fortuna dato i suoi frutti. Perciò ora lo pubblico qui, consapevole che – nonostante Veronica – nulla sia cambiato e che nulla cambierà.
Il ciarpame senza pudore, come lo definisce la signora Berlusconi, non risparmia nessuno. E così, anche qui a nordest, nelle liste del Pdl avremo la nostra bella e ruspante soubrettina tutta curve e una laurea breve (sì perché, ahimè, siamo tornati indietro di cinquant’anni, col titolo di studio che, solo in questi casi però, fa da discriminante) cui porre la preferenza alle prossime europee, orgogliosi poi di vederla girare per le sale del prestigioso Berlaymont di Bruxelles, dove allieterà le pupille dei maleodoranti (così li definisce il marito della signora Berlusconi) parlamentari di sinistra, e non solo, degli altri paesi. Che, conoscendoli, non si allieteranno proprio per niente, invece, e avranno un motivo in più per deridere questa nostra Italia disgraziata. Queste sono le facce nuove che la politica italiana manderà in Europa. Del resto è il concetto estetico del berlusconismo. Imbellettare il più possibile la politica per svuotarla del suo stesso senso, del suo ruolo, e procedere poi indisturbato. L’ideale, per lui, sarebbe un parlamento di veline, pronte a dire sì per manifesta incompetenza. Nuove poi, le facce, mica tanto, perché sono le stesse che invadono teleschermi, riviste patinate e pagine internet. Più che le facce, a essere sinceri, è ben altro a essere messo in mostra. E così, gli elettori sdilinquiti davanti a questo “altro” si beeranno di aver posto la loro crocetta sulla miss di turno, manderanno in Europa a rappresentarci il meglio che questo paese oggi – secondo loro – può offrire. Già, perché la maggior parte di noi vive ormai dentro a un mondo altro, fatto si pixel e paillettes, di locali notturni e feste scintillanti, di labbra siliconate e tette rifatte. È l’Italia di oggi, questa. C’è poco da fare e, ormai, anche poco da indignarsi. E il marito della signora Berlusconi ha ragione. Sa il fatto suo. Sa perfettamente che milioni e milioni di elettori metteranno la crocetta lì anche per via di queste meravigliose candidate. Ormai basta poco per fare l’europarlamentare, o il ministro, o il deputato. Partecipare a un concorso di bellezza, fare un po’ di serate in discoteca, essere selezionati a un reality. Ah, e una laurea breve, certo. La discriminante che, tradotta, significa ho delle belle curve, sì, ma sono pure intelligente. Questi i titoli ideali, oggi, per ambire a rappresentare questo paese e i suoi cittadini. È la normalità di un paese anormale, questa. Ciò che più preoccupa, però, è il silenzio di madri, di lavoratrici, di casalinghe, il silenzio di donne che hanno fatto di questo ciarpame senza pudore la propria quotidianità, il cuore dei propri pettegolezzi, l’esempio da indicare alle proprie figlie. C’è questo rovesciamento del costume, dei valori, del buon senso che, oggi, è la nostra normalità. Certo, c’è pure un’altra Italia, ma è ammutolita, sconcertata, attonita, sovrastata da tonnellate di silicone. Ciò che altrove è considerato impensabile, qui è diventato consuetudine. Decideranno gli elettori, dice il Pdl. E non c’è dubbio su quale sarà la scelta degli elettori italiani. E così, al Parlamento Europeo ci saranno finalmente delle deputate avvenenti e profumate. Il ciarpame senza pudore, che affascina questo povero paese.