Il lifting della nazione

Questo mio articolo è uscito sul Corriere del Veneto giorni fa.

“Piazzale Roma via Canal Grande”, esclama il marinaio che ha appena legato il motoscafo linea 52 all’imbarcadero. Utenti stupiti e lui: “È crollata la riva di Santa Marta”. Aggiungeteci ponti che si crepano, frammenti marmorei di Palazzo Ducale che precipitano al suolo, cornicioni traballanti. Insomma, Venezia cade a pezzi. E per rimetterla a nuovo, tocca accettare i soldi di chi vuole fare una inestimabile pubblicità ai propri prodotti. Non c’è altro da fare, in questo paese i soldi pubblici per le piccole ma fondamentali cose di tutti i giorni non ci sono più. In questo paese, ormai, viene privilegiata solo la facciata, un appiattimento alla forma, alla vetrina. Chissenefrega del contenuto. Che altro sono del resto le grandi opere tanto sbandierate se non la messa in mostra di un paese che dietro la facciata nasconde la sgangheratezza? E che cosa sono i tagli quasi totali alla cultura e all’struzione se non la rinuncia manifesta al contenuto? E allora via col Mose, già anni fa, opera mastodontica, tutti i soldi concentrati lì per mostrare al mondo chissà cosa e nascondere, invece, dietro la facciata, l’incapacità di occuparsi del quotidiano. Che senso ha il ponte sullo Stretto quando poi le due regioni che unirà hanno strade che assomigliano a mulattiere? E che senso ha parlare di treni ad alta velocità quando poi i treni di tutti i giorni cadono a pezzi, offrono agli utenti un servizio da paese in via di sviluppo? È la politica dello schermo. È l’equivalente della televisione che invece di mostrarti la realtà, di raccontarti come va il mondo, si concentra in reality show e cronaca spicciola atta ad alimentare paure e intolleranze. La gestione del paese Italia, una gestione di facciata, è la stessa identica gestione del volto, della faccia del premier di questo paese. Una continua e infinita operazione di maquillage, di abbellimento del fuori, dello schermo. E allora, come si esce dalla crisi, quali soluzioni adottare? Semplice, aggiungendo pezzi alle proprie ville, ingrandendole, abbellendole. Così, mentre il paese va a pezzi, gli unici a non essere in crisi sono gli estetisti, perché alle sopracciglia scolpite – maschi e femmine – non si può rinunciare, così come al tatuaggio e al piercing. C’è da tenere in piedi lo show dello schermo, mettere in mostra la facciata, attitudine spiccatamente italiana. Così le costosissime e probabilmente inutili grandi opere vanno avanti, e intanto il paese, Venezia, i treni, le strade della Sicilia, cadono a pezzi. Come le nostre anime.