Sgomento
Questo mio articolo è uscito lunedì 9 febbraio su il Venezia Epolis.
Cari lettori di questa rubrica, mi rivolgo a voi. Ho bisogno del vostro aiuto. Ne ho bisogno perché ho smarrito ogni strumento, le parole, i pensieri per cercare di capire che cosa ci sta succedendo. Sì, non bastano più la mia educazione, la mia cultura, gli studi fatti, le esperienze, le persone incontrate, i libri letti e quelli scritti. Nulla è più in grado di farmi capire che cosa stiamo diventando e perché. Non riesco a trovare un motivo, della spiegazioni logiche a tutta questa demagogia trionfante. Non posso nemmeno lontanamente capire come sia possibile che una classe politica come la nostra possa chiedere ai medici di denunciare il clandestino che va a curarsi da loro. Non lo capisco, non lo accetto. Aiutatemi voi, ditemi voi come può essere possibile ma, vi prego, fatelo, ma senza essere altrettanto banali quanto i nostri politici. Fatelo salvaguardando sia l’etica che il buon senso (quante malattie ci saranno in giro, portate di chi si guarderà bene dall’andare dal medico?). Stiamo stravolgendo tutto. La parola clandestino in questo paese è diventata sinonimo di delinquente. Non capisco e non accetto che uomini politici si arroghino il diritto di decidere della vita e della morte di un altro, come sta avvenendo per quella ragazza. Nessun uomo politico – e religioso – sa meglio di un padre, che cosa fare per la figlia che vegeta da anni e anni. Non capisco e mi sconvolge quello che sta accadendo. Stiamo diventando tutti clandestini. Clandestini all’intelligenza, alla saggezza, alla cultura, al buon senso, alla giustizia. Clandestini di noi stessi. No, non ho più chiavi di lettura in grado di interpretare il presente di questo paese, che ha sconquassato il senso morale, i valori etici. Siamo governati da omuncoli che ragionano con l’intestino e io, nonostante tutti gli strumenti interpretativi che mi sono stati dati da genitori, scuola, esperienza, non ho più alcun modo di spiegarli, di interpretarli e, soprattutto, di giustificarli. Non sono più in grado di capire chi non si indigna, chi è d’accordo, chi sta zitto perché intanto a rimetterci sono solo i più deboli e tanto c’è sempre qualcuno più debole di noi con cui prendersela. No, non capisco più. Posso solo accusare. Ma anche questo, ormai, non basta più.