Venezia, come fosse Mediaset
Questo mio articolo è uscito su il Venezia Epolis di sabato scorso.
Un anno dopo, si persevera. Quella che poteva essere giustificata come una trovata dettata dalla fretta, dal poco tempo avuto a disposizione per organizzare l’ultimo dell’anno del 2007 da parte dell’agenzia marketing ed eventi, si rivela essere in realtà l’unica idea esistente. Il bacio in Piazza San Marco. Con – di nuovo – il casting del volontario baciatore, e con tutto quel coté vagamente morboso che l’idea porta con sé. Nessun bacchettone, per carità, solo che questa è roba da trasmissione tv del pomeriggio. Con Cucuzza o la De Filippi, per intenderci. Che tristezza. È tutto qui quello che Venezia sa offrire? La riproposizione piatta del quasi nulla? Un’idea che sarebbe discutibile anche in un qualunque paesotto di provincia? Mah. È il ritratto della nostra epoca, questo. Eppure Venezia potrebbe davvero proporsi come luogo di inversione di tendenza, come cuore pulsante di un nuovo modo di offrire intelligenza e qualità. E invece niente di più di una di quelle inguardabili trasmissioni che invadono i palinsesti nazionali. Non solo. Il Love bis viene pure spacciata come idea di messaggio di pace, con il casting dei baciatori. Strana visione della pace. Sia chiaro, nessuno dice di non divertirsi la notte di capodanno. Ma c’è modo e modo. Invece, ormai, divertimento è quasi ovunque sinonimo di cazzeggio. E questo sembra dunque proprio il modo più inutile. Anche un po’ irritante. Non serve un’agenzia marketing ed eventi per inventarsi qualcosa che peraltro facciamo tutti da sempre, l’ultimo dell’anno: baciare. Del resto, fino a che non si capirà che non è di marketing che ha bisogno Venezia, la situazione sarà questa. E se tanto mi dà tanto, aspettiamoci le stesse “scintille” anche per il carnevale. In un periodo di crisi quale questo, resta davvero poco comprensibile pagare cifre per “creativi” che credono di lavorare per la tv anziché per Venezia. Se l’ultimo dell’anno fosse affidato a rotazione alle varie associazioni culturali che ci sono in città, sono sicuro che le proposte sarebbero ben più originali e la piazza sarebbe piena comunque. Ma si sa, siamo provinciali e allora affidarsi a termini tipo “marketing & eventi”, ci fa credere chissà che cosa. Ci riempie la bocca. Altro che baci.