Facebook ed Emilio Fede
Questo mio articolo è uscito sul Corriere del Veneto di sabato 1 novembre.
Fin da quando esiste la rete, tutto ciò che vi accade è messo in discussione. Prima sono state le chat, poi il peer to peer, poi ancora i blog. Da qualche mese tocca a Facebook, accusato da molti di essere più uno strumento di controllo sociale, che un modo, invece, per recuperare relazioni, intesserne di nuove. Come tutto quel che riguarda internet, in realtà, anche per Facebook vale la regola dell’uso che vi si fa. Perché è vero che se ti lasci prendere la mano, fra gruppi, quiz, giochi e tutto il resto, vieni coinvolto in una rete che ha come scopo quello di carpire i tuoi interessi, i tuoi gusti e piazzare in seguito le pubblicità più adatte a te davanti agli occhi. Quindi, usato con parsimonia e saggezza, Facebook risulta essere uno strumento che offre varie opportunità. Una, fra tutte, è il recente caso del servizio di Emilio Fede su Venezia, che ha fatto indignare la città intera e che ieri ha fatto prendere una posizione assai decisa all’amministrazione veneziana. Ecco, senza la rete, senza i blog, senza Youtube e Facebook, quel servizio infamante sarebbe probabilmente passato inosservato. Visto da pochi e quei pochi senza la possibilità di connettersi fra loro, di trasformarsi in gruppo di opinione (anzi, gruppo d’indignazione, direi, in questo caso). Già, perché all’inizio, la segnalazione è partita dall’sms di un mio amico musicista, che suona la sera a Venezia e rientra a Oriago che è notte. A volte scatta dunque lo zapping notturno, e può anche capitare che il sonno ti venga rovinato da Emilio Fede. Sono andato subito sul sito del Tg4 e ho visto il servizio. Ne ho scritto su queste pagine, poi ho linkato articolo e video (che intanto era finito su Youtube) sul mio blog. Più di mille i contatti in pochi giorni. Poi, da lì, petizioni online e un gruppo su Facebook. Centinaia gli iscritti, commenti di veneziani sconcertati e indignati. Risultato, ieri il comune di Venezia ha deciso di intervenire. Domanda: senza Facebook e Youtube, ci sarebbe stato un seguito istituzionale di questa vicenda? Questo è il punto. Se davvero così fosse, ecco qual è uno dei punti di forza di Facebook, mettere in moto facilmente (in certi casi magari anche troppo facilmente) gruppi di opinione, in grado, con la forza non soltanto dei numeri, di premere affinché anche le elefantiache istituzioni facciano quel che dovrebbero fare con immediatezza. Anche il movimento degli studenti ha fatto capo a Facebook per un coordinamento fra scuole e scuole, fra città e città. Ecco, chi critica Facebook (ma, specularmente, pure chi lo ama e non sa farne a meno), ancora non ha capito le vere potenzialità del mezzo. Perché alla fine, fra un mare di cazzeggio e di esibizionismo, là dentro ci sono molte, moltissime isole di idee, di pensiero, di intelligenza e, soprattutto, visto l’epoca che stiamo attraversando, di doverosa indignazione.