Spiagge (venete) da evitare
Questo mio articolo è uscito la settimana scorsa sul Corriere del Veneto.
Una signora si guarda intorno. Alle sue spalle tre bimbetti pronti con paletta e secchiello. Lei sta scegliendo il posto dove piantare l’ombrellone che ha sotto braccio. No, non siamo nel Veneto. In quasi tutte le nostre spiagge ciò è vietato: ai bambini di fare buche per trovare l’acqua (era la sfida di quando eravamo piccoli) alla madre di piantare l’ombrellone dove le pare. Vietato. Non a caso per i bimbi i nostri litorali ripropongono gli stessi giochi del parco in città. Scivolo, altalene e tutto il resto. Ma perché? La spiaggia è diversa, una scoperta nuova che noi, adulti stolti, gli vietiamo. Qui in Francia (ma anche in Spagna, in Grecia, in quasi tutto il resto d’Europa, insomma, compreso il nostro sud) si può fare. Anzi, sei invitato a farlo. C’è una specie di schizofrenia che ha colpito le nostre spiagge. Da una parte le lamentele per gli alberghi vuoti, gli appartamenti sfitti, dall’altra tutta una serie di ostacoli incomprensibili e inaccettabili messi lì giorno dopo giorno a rendere concepibile che il turista ne prenda atto e si rivolga altrove. Certo, la crisi. Ma non solo. Le nostre spiagge sono diventate i luoghi dei divieti. Si è innescata una ridicola gara fra le località a chi la spara più grossa, dal divieto di raccogliere le conchiglie a quello di piantare un ombrellone in riva, per non parlare delle ordinanze jesolane, mascherate anche qui di decoro e di sicurezza e che sono in realtà scelte di intolleranza e vera persecuzione verso gli ambulanti e i turisti stessi (encomiabili coloro che a Jesolo hanno preso le difese di un ambulante rincorso dai vigili). Facciamo dunque benissimo a boicottare le nostre spiagge. Sono diventate luoghi irriconoscibili, tutti perfettini, oridinatini, pulitini, e pieni, stracolmi di contraddizioni e assurdità. Non c’è più modo alcuno di poter andare liberamente in spiaggia, stendere un asciugamano dove meglio ci pare, mangiare un panino, per non parlare di una chitarra la sera, in riva al mare. Lo stato di polizia si è esteso fino al bagnasciuga. Qui, nella costa occidentale francese, spiagge fra le più belle e prestigiose d’Europa, la spiaggia è completamente libera. Anche nella chicchissima La Baule, tutta residence e hotel cinque stelle. All’Hotel de la Plage, spiaggia di Monsieur Hulot (ricordate il film Le Vacanze di Monsieur Hulot?) a Saint-Nazaire, puoi godere di un lettino e un ombrellone al prezzo di un caffè. E ci state quanto vi pare. Qui come altrove. No, le nostre spiagge devono invertire del tutto la rotta se vogliono sperare di sopravvivere. Finirla con la visione del turista come spugna da spremere. Perché oggi basta poco per scoprire che altrove, con un volo low cost e poco altro, puoi raggiungere luoghi dove la vacanza ha ancora tutto il senso del suo significato. Un significato che non è solo sballo o sbraco: le nostre spiagge sanno proporre solo intrattenimenti da quattro soldi, miss questo o miss quest’altro, happy hour e al massimo mostre sedicenti d’arte dove espone l’amico dell’amico dell’amico. Qui, invece, fra un doveroso torneo di beach soccer (come avviene da noi) e i campionati di pétanque (le sane bocce, che da noi non puoi più giocare perché vietate quasi ovunque), qui, dicevo, il fiore all’occhiello sono i Festival Letterari svolti in riva al mare, Festival Jazz con i migliori musicisti del mondo e per i bambini ci sono le giostre (quelle coi cavalli di legno) e il circo (avete presente?) e di giorno tutta la sabbia e l’acqua che vogliono. Noi, con le nostre spiagge di cemento e di divieti, stiamo perdendo il contatto con la realtà, senza esserci resi conto che le esigenze della maggior parte della gente, invece, sono sempre le stesse: fare qualche giorno di vacanza in libertà, senza spendere cifre folli, senza divieti insulsi e magari portando a casa esperienze perché no anche intellettuali e artistiche di assoluto valore. Ci vorrebbe poco. Invece, il harakiri collettivo messo in atto da sindaci che assomigliano sempre più a dei podestà sta svuotando il litorale veneto. Che è giusto si svuoti.