Noi Berlusconi, loro Obama
Questo articolo è uscito ieri su il Venezia.
Sono uno di quelli – tanti – che in questo periodo si sentono più cittadini dell’Idaho o del Connecticut che cittadini italiani. O, almeno, mi piacerebbe. Uno di quelli che preferisce puntare lo sguardo oltreoceano piuttosto che in casa propria, dove lo spettacolino squallido della campagna elettorale è già cominciato. Certo, visto da qui, dal paese dove il panorama politico muta in maniera infinitesimale solo dopo qualche decennio, guardare alle primarie in corso negli Stati Uniti sembra davvero di trovarsi davanti a un film. La sfida in atto tra Barack Obama e Hillary Clinton, se seguita da vicino, rende ridicolmente triste il panorama nostrano. Esempi: in Italia, il 13 aprile diventerà presidente del consiglio per la terza volta uno che da quindici anni (quindici, sì) riempie di sé la vita non soltanto politica di questo paese. Alla presidenza della Regione Veneto ci sta un signore che è lì anch’egli più o meno da quindici anni (quindici, sì). L’attuale sindaco di Venezia è uno che già circa venti anni fa (venti, sì) si candidò per la prima volta a guidare la città. Ovvio che Obama e Hillary, visti da qui, sembrino i protagonisti di un film scritto a Hollywood. O un romanzo fantasy. Certo, qualcuno potrebbe dire che Hillary è la moglie di uno che divenne presidente nel lontano ’92. Verissimo. Ma ve lo immaginate possibile, voi, qui, in Italia, che una donna, magari la moglie di Occhetto o di Casini (aspetta: quale, la prima? La seconda?) la immaginate candidata, oggi, alla carica di presidente del consiglio? Una donna, in Italia, fantascienza, altro che fantasy. Ah già, c’è la moglie di Mastella, dimenticavo. Ma in questo caso meglio tacere. In tutti gli altri paesi spuntano all’improvviso i vari Zapatero, Blair, Sarkozy, Merkel. Appaiono e poi, se sconfitti, spariscono. Succede questo nei paesi civili e democratici, quando uno perde accetta la sconfitta, la sfiducia da parte della maggioranza del suo paese e se ne va. In America Bush sembra già un pensionato. Qui, paese fino a prova contraria civile e democratico, le cose vanno molto diversamente. La colpa? Nostra. Nostra di noi elettori. Incapaci di saper guardare, scegliere, decidere. Con una pigrizia mentale da rasentare la catatonia. Questa è l’Italia, oggi. Questo siamo noi. E noi, questa classe politica, ce la meritiamo.