Maestri
Questo articolo è uscito oggi su il Venezia.
Ho avuto un maestro, negli anni delle elementari, che per cinque anni – seconda metà degli anni sessanta – non ha fatto che scandire la nostra mattinata scolastica con un dettato e un po’ di matematica. Tutti i giorni così. Ma i dettati erano articoli di giornale, di rivista, di libri. Ci dettava del dottor Schweitzer nel Gabon, della guerra in Vietnam, della Resistenza e di mille altre cose sulle quali poi, dopo il dettato, ci invitava a riflettere. Era un tipo strano quel maestro, ce le insegnava così, lui, la storia, la geografia, la scienza. Ma me le ricordo ancora, quelle cose. Mi sono servite eccome, poi. Alle medie – inizio anni settanta – la professoressa di storia e geografia se ne fregava delle Guerre Puniche e ci spiegava di Israele e Palestina, dell’Irlanda del Nord, della Cina, di Robert Kennedy e Martin Luther King. Quella di lettere, invece, quando qualcuno meritava una nota o robe del genere, lei, ci dava da fare una “relazione” per casa. Dovevi scegliere un articolo di giornale e commentarlo, dire la tua. Alle superiori – pieni anni settanta, istituto tecnico – il professore di diritto e economia, ci fece leggere Italo Calvino e Cesare Pavese, i diari del Che e il Che fare? di Lenin. Poi ci ha spiegato ben bene la Costituzione e sapevamo tutto di Calamandrei, del Partito d’Azione, di Gobetti e magari un po’ meno di Keynes, ma poco importa. Insegnanti che mi hanno dato una chiave di lettura del mondo. Non facevano propaganda, ma ti aiutavano a leggere la complessità, che non va semplificata ma interpretata, ci hanno allontanato dai luoghi comuni, dalla superficialità. Ci hanno fatto capire che cosa vuol dire morale, che cosa sono i valori etici. Lo hanno fatto forzando i programmi, certo, portandoci in un altrove più ricco di profondità e hanno alimentato la nostra curiosità di sapere, di capire, di essere critici. Gli studenti italiani di oggi, invece, sono tra i più ignoranti del mondo. Gli insegnanti – categoria alla quale appartengo in parte – hanno una responsabilità pesantissima. Il disfacimento dei valori in atto oggi in questo paese arriva anche da lì. Certo, è il mestiere più difficile e mal pagato. Ma la responsabilità è la stessa. Chiediamocelo: li abbiamo oggi, noi insegnanti, gli strumenti per tornare a insegnare valori, morale, etica, spirito critico?