La violenza delle infradito

Questo mio articolo è uscito sabato su il Venezia.

Che cosa ci fa un poliziotto, fucile ad altezza uomo, il poliziotto che ha appena sparato e ucciso il reporter giapponese, con addosso delle infradito? E che ci fa il fotoreporter, steso a terra, cadavere, con addosso delle ciabatte? E gli altri poliziotti con gli scudi di paglia? C’è quella foto, agghiacciante, la sequenza di un omicidio a sangue freddo, inconcepibile. E poi, però quelle incongruenze che raccontano non so bene cosa. Da ventiquattr’ore penso a quell’immagine e ad altre che arrivano dalla Birmania, una con quella distesa, ancora, in una foto, di decine di infradito abbandonate, insanguinate. Le abbiamo appena smesse, noi, le infradito, simbolo di leggerezza, di freschezza, di estate e spensieratezza. Te le ritrovi invece adesso lì, simbolo del tutto inadeguato di violenza e di morte. Sì, da ventiquattr’ore mi ossessionano, quelle immagini. Perché alla morte, alla violenza, alla repressione e alle guerre siamo nostro malgrado ormai abituati. In questi ultimi anni ne abbiamo visti di giornalisti uccisi, di civili massacrati, di gente saltata per aria. Chi, come me, è stato a Genova, nel 2001, sa che cosa significhi repressione, manganelli e armi. Sangue. Eppure, quelle infradito insanguinate, le infradito ai piedi dei monaci, dei manifestanti, della polizia, ci dicono qualcosa. Un’ossessione che suggerisce – sì, ecco, forse – fragilità, precarietà assoluta (avete mai provato a correre con delle infradito addosso?). Un’immagine, quelle infradito insanguinate e quelle ai piedi del poliziotto assassino, che ti raccontano a viva voce dell’assurdità, dell’inaccettabilità della violenza, delle dittature. E ti dicono anche della fragilità del potere, ancora più violento proprio perché debole, che va all’assalto con gli scudi di paglia e, dall’altra parte, c’è gente che, in tunica e infradito, chiede solo, semplicemente, libertà. Forse soltanto Bono – che già scrisse una bellissima canzone, Walk on, dedicata a Aung San Suu Kyi, premio Nobel per la pace e leader del partito democratico birmano, solo il cantante degli U2 potrà raccontarla, la rivolta delle infradito, contrastata da un esercito in infradito. A me, resta solo l’ossessione di quelle immagini, che qualcosa ci stanno raccontando, qualcosa di incomprensibile e pazzesco al contempo. Ma, io, non so ancora bene che cosa. Voi?